Le stagioni della politica sono scandite anche da grandi eventi simbolici.
La manifestazione di Milano, guidata da Laura Boldrini, nel giorno dell'incontro fra Salvini e Orbán pare destinata a lasciare un segno profondo nel modo inedito in cui va strutturandosi l'opposizione al governo gialloverde. Chi ancora vagheggia la possibilità di costruire un'opposizione nel campo riformista capace di riconciliarsi con i ceti medi e popolari, deve a malincuore prendere atto che è in corso una mutazione genetica del vecchio centrosinistra, che era palpabile in piazza San Babila.
Questa nuova opposizione, fatta di sigle di partiti, di associazioni e movimenti, ugualmente caratterizzati per una rottura abissale fra i loro gruppi dirigenti e il comune sentire del popolo, ha fatto propria l'agenda delle élites globaliste ed è divenuta il principale e più affidabile rappresentante degli interessi di banche e finanza speculativa, del “capitalismo rentier” alla Benetton, che si arricchisce indebitamente sulle spalle del popolo, degli interessi nazionali franco-tedeschi. Non è un caso che tale opposizione “di sinistra” si trovi ad occhi chiusi con ciò che resta di Forza Italia, con Berlusconi e Tajani, e con i neocons de “Il Foglio”, fino a giungere ad accogliere nel proprio pantheon ideale personaggi come il recentemente scomparso John McCain, che così tanto sangue ha fatto scorrere nel mondo, dall'Ucraina alla Siria.
Questo cambio di orizzonte politico dell'ex centrosinistra costituisce un fenomeno così evidente che bastano pochi aggettivi per visualizzarlo. Opposizione “democratica” sta per adesione totale al politicamente corretto che riflette gli interessi della superclasse globale di ultraricchi. Quindi va intesa come “totalitaria”, “intollerante” e “demofoba”.
“Europeista”, idea condivisa da chiunque creda che i popoli dall'Atlantico agli Urali, siano legati a un comune destino, nella realtà, per questa sinistra transgenica, diventa sinonimo di “austeritaria” e “ultraliberista”, secondo quanto imposto dai trattati europei da Maastricht in avanti, a cui è disposta a sacrificare la Costituzione e la sopravvivenza stessa dei ceti medi e popolari.
“Solidale” si tramuta in “immigrazionista”, “sorosiana”, “globalista” ma soprattutto in “antinazionale”. Uno schieramento senza più leader credibili che conta per tornare al governo unicamente nell'intervento dei “mercati” e si augura altre pesanti ingerenze dall'estero, dopo quelle del caso Moro, della stagione di “mani pulite” e del 2011, magari per far continuare a Cottarelli le fallimentari politiche attuate da Monti a Gentiloni.
È appena il caso di osservare che una siffatta opposizione risulta semplicemente invotabile dalla classe media, che costituisce circa i 2/3 della popolazione. Ed è per questo che avanti di questo passo si corre il rischio che in Italia si produca una situazione simile a quelle esistenti nell'Europa dell'Est, in Polonia, Ungheria o addirittura Russia: un grande blocco di governo che supera ampiamente la maggioranza assoluta e l'opposizione “riformista”, con caratteristiche analoghe a quelle sopraelencate, ridotta ai minimi termini e invisa al popolo.
Ci si deve, dunque, interrogare su quale strategia risulti più efficace a scongiurare il rischio di una pericolosa concentrazione di potere nelle due attuali forze di governo, e in particolare nella persona del segretario della Lega.
Legittimamente si può aderire all'appello all'unità dei “democratici” a qualunque prezzo. Ma vi sono non pochi dubbi sulla validità di una tale opzione. Credo piuttosto che la via da seguire, non solo singolarmente, ma anche a livello di cattolici democratici organizzati, come può essere la Rete Bianca, sia quella di mirare alla costruzione di una “coalizione per la domanda interna”, distinta e autonoma da M5S e Lega, e alternativa al nuovo fronte “democratico”, capace di assumere come prioritaria la nuova agenda politica indicata dagli elettori il 4 marzo scorso, che rovesci le priorità e lavori per un'Europa non più delle banche, degli speculatori, dell'interesse nazionale tedesco, ma per un'Europa del lavoro, dello sviluppo, della protezione sociale.
Proprio quella disegnata dai padri fondatori, che, se fossero ancora vivi, probabilmente proverebbero orrore e vergogna per quella attuale che sta cadendo a pezzi.
La manifestazione di Milano, guidata da Laura Boldrini, nel giorno dell'incontro fra Salvini e Orbán pare destinata a lasciare un segno profondo nel modo inedito in cui va strutturandosi l'opposizione al governo gialloverde. Chi ancora vagheggia la possibilità di costruire un'opposizione nel campo riformista capace di riconciliarsi con i ceti medi e popolari, deve a malincuore prendere atto che è in corso una mutazione genetica del vecchio centrosinistra, che era palpabile in piazza San Babila.
Questa nuova opposizione, fatta di sigle di partiti, di associazioni e movimenti, ugualmente caratterizzati per una rottura abissale fra i loro gruppi dirigenti e il comune sentire del popolo, ha fatto propria l'agenda delle élites globaliste ed è divenuta il principale e più affidabile rappresentante degli interessi di banche e finanza speculativa, del “capitalismo rentier” alla Benetton, che si arricchisce indebitamente sulle spalle del popolo, degli interessi nazionali franco-tedeschi. Non è un caso che tale opposizione “di sinistra” si trovi ad occhi chiusi con ciò che resta di Forza Italia, con Berlusconi e Tajani, e con i neocons de “Il Foglio”, fino a giungere ad accogliere nel proprio pantheon ideale personaggi come il recentemente scomparso John McCain, che così tanto sangue ha fatto scorrere nel mondo, dall'Ucraina alla Siria.
Questo cambio di orizzonte politico dell'ex centrosinistra costituisce un fenomeno così evidente che bastano pochi aggettivi per visualizzarlo. Opposizione “democratica” sta per adesione totale al politicamente corretto che riflette gli interessi della superclasse globale di ultraricchi. Quindi va intesa come “totalitaria”, “intollerante” e “demofoba”.
“Europeista”, idea condivisa da chiunque creda che i popoli dall'Atlantico agli Urali, siano legati a un comune destino, nella realtà, per questa sinistra transgenica, diventa sinonimo di “austeritaria” e “ultraliberista”, secondo quanto imposto dai trattati europei da Maastricht in avanti, a cui è disposta a sacrificare la Costituzione e la sopravvivenza stessa dei ceti medi e popolari.
“Solidale” si tramuta in “immigrazionista”, “sorosiana”, “globalista” ma soprattutto in “antinazionale”. Uno schieramento senza più leader credibili che conta per tornare al governo unicamente nell'intervento dei “mercati” e si augura altre pesanti ingerenze dall'estero, dopo quelle del caso Moro, della stagione di “mani pulite” e del 2011, magari per far continuare a Cottarelli le fallimentari politiche attuate da Monti a Gentiloni.
È appena il caso di osservare che una siffatta opposizione risulta semplicemente invotabile dalla classe media, che costituisce circa i 2/3 della popolazione. Ed è per questo che avanti di questo passo si corre il rischio che in Italia si produca una situazione simile a quelle esistenti nell'Europa dell'Est, in Polonia, Ungheria o addirittura Russia: un grande blocco di governo che supera ampiamente la maggioranza assoluta e l'opposizione “riformista”, con caratteristiche analoghe a quelle sopraelencate, ridotta ai minimi termini e invisa al popolo.
Ci si deve, dunque, interrogare su quale strategia risulti più efficace a scongiurare il rischio di una pericolosa concentrazione di potere nelle due attuali forze di governo, e in particolare nella persona del segretario della Lega.
Legittimamente si può aderire all'appello all'unità dei “democratici” a qualunque prezzo. Ma vi sono non pochi dubbi sulla validità di una tale opzione. Credo piuttosto che la via da seguire, non solo singolarmente, ma anche a livello di cattolici democratici organizzati, come può essere la Rete Bianca, sia quella di mirare alla costruzione di una “coalizione per la domanda interna”, distinta e autonoma da M5S e Lega, e alternativa al nuovo fronte “democratico”, capace di assumere come prioritaria la nuova agenda politica indicata dagli elettori il 4 marzo scorso, che rovesci le priorità e lavori per un'Europa non più delle banche, degli speculatori, dell'interesse nazionale tedesco, ma per un'Europa del lavoro, dello sviluppo, della protezione sociale.
Proprio quella disegnata dai padri fondatori, che, se fossero ancora vivi, probabilmente proverebbero orrore e vergogna per quella attuale che sta cadendo a pezzi.
Un problema: come la coalizione auspicata possa essere “distinta e autonoma da M5S e Lega”, quando se ne riprendono le parole d’ordine? E per i padri fondatori: come si sentiranno ora che in queste pagine è stata messa accanto alle loro l’icona di Orban?
Davicino ha fatto centro (il doppio senso e involontario ma allusivo !). Credo che il fronte democratico (usiamo auesta generalissima terminologia) debba porsi pesanti domande e avviare una profonda autocritica. Si richiama spesso la situazione europea del post ’29: non e che noi democratici rischiamo di recitare la parte che nel dopoguerra fu interpretata dai vincitori alla conferenza di Versailles? Che furono le levatrici involontarie ma colpevoli della reazione totalitaria.
Ritengo che Laura Boldrini non sia di sinistra ma una democristiana di destra come la Boschi del resto
Quindi siamo nel CAOS…..
La Boldrini poi non si pone il problema del debito quindi non é vera europeista.
Vera europeista é la Bonino che si pone il problema del debito
in + Europa abbiamo una Croce greca
Ma la Bonino nega l’esistenza della Croce?
E soprattutto della Croce di Cristo…..
Siamo nel CAOS
Il punto é chi deve pagare per pagarsi il debito per arrivare fino a 80% del PIL .
Ridurre il debito dovrebbe essere una battaglia di Rinascita Popolare
Ogni volta he leggo un articolo di Giuseppe Davicino rimango colpito, direi abbagliato dalla lucidità con la quale percepisce gli umori ed i cambiamenti della nostra società. In particolare questo passaggio è veramente significativo: “Non è un caso che tale opposizione ‘di sinistra’ si trovi ad occhi chiusi con ciò che resta di Forza Italia, con Berlusconi e Tajani, e con i neocons de ‘Il Foglio’, fino a giungere ad accogliere nel proprio pantheon ideale personaggi come il recentemente scomparso John McCain, che così tanto sangue ha fatto scorrere nel mondo, dall’Ucraina alla Siria.”
Ho però l’impressione che al di la delle belle parole di sostegno ed apprezzamento, nel profondo, pochi colgano il dramma di quel che dice. Credo e ne sono quasi certo che soprattutto nel mondo legato a Rinascita popolare e dintorni in molti dicano:” Si, va beh, però non può durare, prima o poi ci sarà bisogno di persone con la testa a posto.”
Non è così, e questo altro passaggio del suo pezzo lo certifica: “… di questo passo si corre il rischio che in Italia si produca una situazione simile a quelle esistenti nell’Europa dell’Est, in Polonia, Ungheria o addirittura Russia: un grande blocco di governo che supera ampiamente la maggioranza assoluta e l’opposizione ‘riformista’, con caratteristiche analoghe a quelle sopraelencate, ridotta ai minimi termini e invisa al popolo.” Non ho altro da dire che questo: riflettiamo e prendiamo atto che cambiamenti epocali sono in corso (e non sono quelli dei migranti che arrivano, sono quelli di ciò che pensa la gente per davvero). Ad esempio ,qualcuno pensa che oggi potrebbe aver successo Mani Pulite o se ci fosse uno scontro diretto politica-magistratura, la gente o il cosiddetto popolo sarebbe con i magistrati? Io credo proprio di no. Sarò pessimista ma intorno a me vedo solo persone che ballano sulla tolda del Titanic.
Io guardo con profondo rispetto al dibattito in corso nel Partito Democratico. Ciò che mi colpisce di più, è il fatto che tutti i protagonisti, da Martina a Calenda, da Zingaretti a Franceschini, parlino di questioni come cambio del nome, alleanze sì o vocazione maggioritaria, formule politiche, dialogo o chiusura verso i Cinque Stelle, e nessuno abbia ancora affrontato con decisione la vera causa del tracollo dei consensi del Pd tra la classe media: le politiche economiche sbagliate, legate ad una ancor più sbagliata concezione germanocentrica dell’Europa. Finché il Pd, e l’opposizione di sinistra, non si porranno problemi come quelli contenuti nell’articolo di Nino Galloni pubblicato qualche settimana fa su Rinascita (la necessità vitale di superare il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia, divorzio peraltro fortemente voluto dalla Germania ma che i tedeschi si sono ben guardati dal compiere nei confronti della Bundesbank), temo non riusciranno a rimettersi in gioco. In effetti il non avere un’opposizione che sta sul pezzo, ma che è rimasta con idee e mentalità a un mondo che, dal 2016, ha iniziato a dissolversi, può ritenersi, come bene ha colto Beppe Mila, un dramma per la democrazia, un problema molto serio, che chiama in causa anche noi Popolari nella ricerca dei possibili rimedi.