Dopo il nuovo tiramolla sui migranti raccolti in mare dalla nave Diciotti, unità della Guardia Costiera italiana – che ha visto protagonista assoluto il ministro dell’interno Salvini, poi anche indagato dalla Magistratura – abbiamo apprezzato questo articolo pubblicato dal sito www.linkiesta.it. Lo proponiamo alla vostra lettura.
C'è questa Italia senza bandiere di partito, l'Italia dei preti e dei militari, della protezione civile e degli alti burocrati, dei diplomatici, dei pubblici funzionari, che all'improvviso si prende la ribalta, risolve l'irrisolvibile e senz'altro si merita il nostro grazie: senza di loro, senza il loro lavoro preciso, non subordinato alla convenienza del momento e all'andamento dei sondaggi, saremmo davvero nei guai. Chiesa e Guardia Costiera, in particolare. Sono loro ad aver condotto e sbrogliato l'affaire Diciotti, e mai come in questa occasione – sulle banchine di Catania – tutto il resto, a cominciare dai politici con la mascherina o in perenne diretta web, è sembrato irrilevante. Sono stati loro a salvare, tranquillizzare, curare, ed è grazie a loro che i poteri dello Stato – governo, parlamento, magistratura – hanno potuto imbastire ciascuno il suo show mediatico sicuri che del problema “vero” qualcuno stava occupandosi.
L'Italia senza bandiere è la stessa che spostava le macerie e trovava soluzioni a Genova, e prima di Genova nei molti disastri attraversati dal nostro Paese. La conosciamo poco, troppo spesso la politica l'ha liquidata come sovrastruttura parassitaria e anti-moderna, e tuttavia ecco qui: sono loro che salvano la faccia all'Italia quando non sa a che santo votarsi. La Chiesa, in particolare: da anni accusata di interferenze buoniste, bersagliata da mille titoli polemici sul “comunista Bergoglio”, poteva lavarsene le mani dei problemi di un governo che di certo non l'ha in simpatia. Al primo incontro del Pontefice con le nuove istituzioni italiane Matteo Salvini non era neppure andato e Luigi Di Maio si era presentato in chiusura, con l'incredibile giustificazione che doveva partecipare a Porta a Porta. Potevano restituire pan per focaccia, e invece è stato il Vaticano ad offrire la soluzione a una vicenda che stava diventando surreale.
Insieme ai preti, gli uomini in divisa. Pure loro oggetto, in Italia, di una antica e radicata diffidenza, stavolta da parte delle sinistre, cui si è sommato in epoca recente il rancore da tastiera dei sostenitori dell'opzione blocco navale: non soccorrere, non aiutare, non salvare. Invece, è stato il comandante della Diciotti, Massimo Kothmeir, la principale garanzia per tutti che su quella nave non sarebbero stati commessi abusi né tollerati trattamenti disumani, anche con un'intervista nella quale spiegava i protocolli nutrizionali e le cure specializzate garantite a tutti, smentendo la tesi degli «scheletrini» abbandonati sul ponte diffusa dai visitatori interessati.
In un Paese spaccato politicamente a metà, dove nessuno fa un passo per tacitare i sentimenti di odio che dividono le parti, la resilienza di queste forze antiche emerge come un fenomeno interessante. Siamo abituati a considerarci una nazione dominata dal cinismo partigiano di chi calcola ogni suo atto in termini di resa mediatica e di consenso. Abbiamo mandato al rogo tutto - la politica, l'impresa, la magistratura, la cultura, il sindacato, la scuola - accusandolo di connivenza col nemico, cioè con quelli “dall'altra parte”, e nessuno si è salvato dallo tsunami della delegittimazione perché ogni corpo intermedio è stato raccontato come soggetto arruolato sotto una bandiera. E invece i senza-bandiera esistono, e nel momento della difficoltà scopriamo che esercitano un potere effettivo e rassicurante per quello che con espressione retorica si chiama “il bene del Paese”.
Poi, qualcuno racconterà che la Chiesa ha avuto il suo tornaconto. Che la Guardia Costiera ha voluto solo farsi bella. Lo scetticismo dei tempi tende a escludere l'azione disinteressata e il lavoro ben fatto per convinzione e senso del dovere. Sono le opposte tifoserie, alle quali non va giù l'idea di un pezzo di Italia sopravvissuto alle lacerazioni e all'imperativo categorico di schierarsi, senza capire che solo l'esistenza di questo zoccolo duro sta garantendoci di tirare avanti, nonostante tutto.
C'è questa Italia senza bandiere di partito, l'Italia dei preti e dei militari, della protezione civile e degli alti burocrati, dei diplomatici, dei pubblici funzionari, che all'improvviso si prende la ribalta, risolve l'irrisolvibile e senz'altro si merita il nostro grazie: senza di loro, senza il loro lavoro preciso, non subordinato alla convenienza del momento e all'andamento dei sondaggi, saremmo davvero nei guai. Chiesa e Guardia Costiera, in particolare. Sono loro ad aver condotto e sbrogliato l'affaire Diciotti, e mai come in questa occasione – sulle banchine di Catania – tutto il resto, a cominciare dai politici con la mascherina o in perenne diretta web, è sembrato irrilevante. Sono stati loro a salvare, tranquillizzare, curare, ed è grazie a loro che i poteri dello Stato – governo, parlamento, magistratura – hanno potuto imbastire ciascuno il suo show mediatico sicuri che del problema “vero” qualcuno stava occupandosi.
L'Italia senza bandiere è la stessa che spostava le macerie e trovava soluzioni a Genova, e prima di Genova nei molti disastri attraversati dal nostro Paese. La conosciamo poco, troppo spesso la politica l'ha liquidata come sovrastruttura parassitaria e anti-moderna, e tuttavia ecco qui: sono loro che salvano la faccia all'Italia quando non sa a che santo votarsi. La Chiesa, in particolare: da anni accusata di interferenze buoniste, bersagliata da mille titoli polemici sul “comunista Bergoglio”, poteva lavarsene le mani dei problemi di un governo che di certo non l'ha in simpatia. Al primo incontro del Pontefice con le nuove istituzioni italiane Matteo Salvini non era neppure andato e Luigi Di Maio si era presentato in chiusura, con l'incredibile giustificazione che doveva partecipare a Porta a Porta. Potevano restituire pan per focaccia, e invece è stato il Vaticano ad offrire la soluzione a una vicenda che stava diventando surreale.
Insieme ai preti, gli uomini in divisa. Pure loro oggetto, in Italia, di una antica e radicata diffidenza, stavolta da parte delle sinistre, cui si è sommato in epoca recente il rancore da tastiera dei sostenitori dell'opzione blocco navale: non soccorrere, non aiutare, non salvare. Invece, è stato il comandante della Diciotti, Massimo Kothmeir, la principale garanzia per tutti che su quella nave non sarebbero stati commessi abusi né tollerati trattamenti disumani, anche con un'intervista nella quale spiegava i protocolli nutrizionali e le cure specializzate garantite a tutti, smentendo la tesi degli «scheletrini» abbandonati sul ponte diffusa dai visitatori interessati.
In un Paese spaccato politicamente a metà, dove nessuno fa un passo per tacitare i sentimenti di odio che dividono le parti, la resilienza di queste forze antiche emerge come un fenomeno interessante. Siamo abituati a considerarci una nazione dominata dal cinismo partigiano di chi calcola ogni suo atto in termini di resa mediatica e di consenso. Abbiamo mandato al rogo tutto - la politica, l'impresa, la magistratura, la cultura, il sindacato, la scuola - accusandolo di connivenza col nemico, cioè con quelli “dall'altra parte”, e nessuno si è salvato dallo tsunami della delegittimazione perché ogni corpo intermedio è stato raccontato come soggetto arruolato sotto una bandiera. E invece i senza-bandiera esistono, e nel momento della difficoltà scopriamo che esercitano un potere effettivo e rassicurante per quello che con espressione retorica si chiama “il bene del Paese”.
Poi, qualcuno racconterà che la Chiesa ha avuto il suo tornaconto. Che la Guardia Costiera ha voluto solo farsi bella. Lo scetticismo dei tempi tende a escludere l'azione disinteressata e il lavoro ben fatto per convinzione e senso del dovere. Sono le opposte tifoserie, alle quali non va giù l'idea di un pezzo di Italia sopravvissuto alle lacerazioni e all'imperativo categorico di schierarsi, senza capire che solo l'esistenza di questo zoccolo duro sta garantendoci di tirare avanti, nonostante tutto.
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