Ora serve un partito di cattolici popolari



Giorgio Merlo    15 Agosto 2018       3

Ormai è un giudizio comune. Lo confermano tutti i sondaggisti senza, com'è scontato ed evidente, indicare i tasselli di una alternativa politica e culturale alla schiacciante maggioranza a trazione pentaleghista. E cioè, il Partito democratico e Forza Italia oggi non sono più percepiti come sigle o partiti in grado di costruire una proposta, come si diceva un tempo, capace di delineare da un lato un progetto politico alternativo alle attuali forze di governo e, dall'altro, a costruire una politica in grado di rilanciare entusiasmo e aggregare consensi nuovi e trasversali.

Forza Italia è stata una straordinaria invenzione del suo fondatore, Silvio Berlusconi. Un prodotto,  però, che oggi non è più spendibile per svariati motivi. Del tutto comprensibili e che non vale la pena neanche elencare.

Per quanto riguarda il Partito Democratico si è chiusa, forse definitivamente, la felice intuizione dei fondatori. Ovvero, un progetto che prevedeva la confluenza nel medesimo soggetto politico delle migliori culture costituzionali del nostro pese. Un partito che doveva garantire sì la confluenza  delle culture riformiste, democratiche e progressiste ma soprattutto doveva confermare, nei fatti, la natura "plurale" del partito nella sua gestione concreta e quotidiana. L'esperienza degli ultimi anni, oltre ad aver rotto i ponti con il tradizionale elettorato di un partito di centro sinistra, ha modificato in modo radicale il profilo originario di quel partito che da soggetto "plurale" si è trasformato in un partito rigorosamente "personale". Non a caso il PD è ormai noto come "PdR", per dirla con la felice definizione di Ilvo Diamanti. Un partito che oltre ad aver perso tutte le consultazioni elettorali politiche ed amministrative dal 2015 in poi, si è isolato progressivamente non riuscendo più ad intercettare le domande che provenivano dalla società. Soprattutto da parte di quei ceti e di quegli interessi che storicamente si riconoscevano in un partito convenzionalmente di centrosinistra.

Esaurita quella funzione, che non è affatto mutata dopo il voto del 4 marzo – confermata, questa volta, da tutti i sondaggisti – si tratta, dunque, di riscoprire e ricostruire nuove esperienze politiche  e nuovi soggetti politici. E, con il ritorno delle cosiddette "identità" politiche dopo il voto spartiacque del 4 marzo, si tratta di rimettere in campo partiti e movimenti che interpretano e incarnano  quelle identità. A cominciare dalla cultura cattolico democratica, cattolico popolare e cattolico sociale.

Non un partito cattolico come ovvio e, men che meno, un partito con un profilo confessionale o peggio ancora con venature clericali. Semmai, un partito  laico e riformista, democratico ed europeo che affonda però le sue radici nella storia e nell'esperienza concreta del cattolicesimo politico italiano. Un partito che sia capace nell'attuale contesto politico di rilanciare un progetto che sappia ridare qualità alla nostra democrazia, che ripari le nostre istituzioni da una pericolosa deriva autoritaria, che rideclini un nuovo europeismo, che rilanci un'economia sociale di mercato senza rincorrere avventure liberiste, che difenda i diritti sociali e non solo quelli individuali, che riscopra la cultura delle alleanze senza le illusioni e le arroganze di una ridicola autosufficienza, che infine sappia anche rilanciare il ruolo dei partito-comunità superando la scorciatoia del "partito del capo" che ha contagiato ormai tutti i partiti italiani.

Insomma, un partito costituzionale che non riproponga le solite polemichette del qualunquismo politico contemporaneo ma che sia in grado di recuperare una cultura politica storica  per tradurla nella cittadella politica italiana. Con un progetto politico definito, con una classe dirigente autorevole e, soprattutto, con una bussola chiara ed immediatamente percepibile dai cittadini elettori. Ovvero, un partito a tutto tondo e non un ennesimo movimento del "capo" di turno.  Verrebbe da dire, citando uno storico ed efficace slogan, "se non ora quando?".


3 Commenti

  1. È su come dare un orientamento chiaro a questo partito che c’è da lavorare e parecchio. Quella di Giorgio Merlo è un’analisi impeccabile dal punto di vista politico. Le difficoltà arrivano quando le affermazioni di principio vanno tradotte in scelte coraggiose, sfidando il politicamente corretto e una feroce avversione di tutta la stampa. Perché questo richiede oggi fare un partito veramente popolare all’altezza della nostra tradizione politica.

  2. Giorgio , tu sai quanto la mia stima ed amicizia siano davvero sincere e travalichino le quotidianità della politica, sia si tratti di politica grande o piccola. Tra l’l’altro tu sai benissimo che io ti avrei visto come un ottimo ministro delle telecomunicazioni, proprio per la tua competenza ed esperienza in merito.
    Però adesso basta, essenzialmente per due motivi. Il primo, il più importante: tu come altri tanto per non fare nomi Gianna Pentenero, Maurizio Perinetti ad Ivrea appartenete ad una vasta schiera di bravi e capaci amministratori/politici spazzati via dal vento della Lega. Ad Ivrea nessuno mette in discussione le capacità del centrosinistra ma questo è stato spazzato via da Salvini perché ha detto quello che tutti si aspettano. In primis basta con la zingara davanti all’ospedale che ti predice le peggiori sventure se non gli dai l’obolo mentre tu vai a trovare un congiunto in rianimazione!!!!!! Eh ca2zo!!!! Ma la colpa è mica di Salvini, la colpa è vostra, tutti temevate come la peste la riforma delle autonomie locali fatta da Del Rio-Renzi e tutti speravate che il parlamento la bocciasse. Sogni fatui. Ma Delrio e Renzi sono del PD!!!! Perché nessuno li ha contestati????? Quello che mi fa più rabbia è che una intera generazione di bravi amministratori è stata spazzata via e non sarà rimpiazzata grazie all’arroganza di pochi ed al silenzio di tanti.
    Il secondo motivo, i cattolici, la Dc… tutto ciò non tornerà mai più, inutile pensarlo, quando il mondo va avanti dopo non torna come prima. Ti faccio un esempio illuminante. Alle medie avevo una fidanzatina carina ed intelligente, tantissimi anni dopo, qualche decennio, quando mi sono ritrovato “single” pensai bene di ricontattarla… grave errore! Era diventata grassissima, truccata come Mortisia ma il peggio era che, diciamo così, viveva un po’ borderline. Ecco, il partito dei cattolici, la riedizione della Dc etc sono esattamente la stessa cosa. Giorgio: basta, guardiamo avanti. La tua esperienza ed il tuo valore così come quello di tanti altri non può rimanere ingabbiato in una chimera che ha già volato in un’altra vita.

  3. La questione del ridare senso alla politica è centrale ed il cancellare la presenza cattolico democratica è stato un errore pauroso. Proprio ora serve una presenza popolare in grado di contrastare populisti dannosi. Il dogma della presunta “non modernità” del popolarismo, superato dal culto del leader ha avuto la sua risposta il 4 Marzo. Torniamo alla politica, torniamo alla concretezza, torniamo Popolari!

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