Non ne volevamo più parlare, ma quando lo sentiamo esordire dicendo “mi prendo la responsabilità di elencare dieci ragioni per cui abbiamo perso”, non possiamo proprio ignorarlo. Matteo Renzi che fa autocritica... Imperdibile!
Eccolo che interviene nell'ultima Assemblea PD con le sue ragioni – sintetizzate da Huffinghton Post – (e con le nostre chiose...).
Uno. Sembravamo establishment, anzi lo eravamo. (Giusto, bravo).
Due. C'è un'ondata internazionale: la volete vedere o fate finta di nulla? (Vero).
Tre. Le divisioni interne: perché non le vince le elezioni un partito che litiga fino a una settimana prima del voto. (Troppo facile puntare il dito contro i pochissimi non saliti sul suo carro. Pensa forse a un partito modello Erdogan?).
Quattro. Io non ho rinnovato abbastanza, soprattutto al Sud. Abbiamo perso perché abbiamo rottamato troppo poco. (Più PdR – Partito di Renzi – di così...)
Cinque. La mancanza di leadership: è vero che non c'è leader senza la sua comunità, ma non c'è comunità che non esprima un leader, perché in politica la comunicazione è essenziale. (Accidenti, avrebbe voluto ancor più leaderismo mediatico...)
Sei. Non abbiamo dettato l'agenda: sullo ius soli dovevamo decidere, o si metteva la fiducia a giugno o si smetteva di parlarne. (Strano, da premier ha esternato su tutto, deciso su tutto ciò che gli interessava, e la colpa è dell’incertezza sullo ius soli?)
Sette. I vitalizi: se approvi la legge Richetti alla Camera, poi non è che al Senato non l'approvi. I voucher: noi abbiamo ceduto alla cultura della CGIL. (Con il cerchiobottismo alla ricerca del consenso immediato, capita che si lascino cose a metà o si facciano scelte contraddittorie...)
Otto. I toni e i tempi della campagna elettorale. Non è l'algida sobrietà che fa sognare un popolo. (Un Gentiloni non farà sognare gli elettori, ma un Renzi li fa di certo inc...avolare).
Nove. Siamo stati poco sui social dove si è sviluppata una campagna devastante che ha mostrificato i nostri. (Poco sui social, tu??????)
Dieci. Si è detto che abbiamo rappresentato tutto in modo semplicistico e positivo: penso che non l'abbiamo fatto perché il progressismo non deve rappresentare il futuro come una minaccia. (Se l’ottimismo è slegato dalla realtà, suona falso...)
Quindi, volendo sintetizzare al massimo le ragioni della disfatta del PD, Renzi spiega il tutto con poca rottamazione, poco decisionismo, poca comunicazione. Insomma, secondo Renzi – apparso polemico, aggressivo e ben poco intenzionato a farsi da parte – il PD è stato troppo poco renziano...
Fenomenale davvero.
Eccolo che interviene nell'ultima Assemblea PD con le sue ragioni – sintetizzate da Huffinghton Post – (e con le nostre chiose...).
Uno. Sembravamo establishment, anzi lo eravamo. (Giusto, bravo).
Due. C'è un'ondata internazionale: la volete vedere o fate finta di nulla? (Vero).
Tre. Le divisioni interne: perché non le vince le elezioni un partito che litiga fino a una settimana prima del voto. (Troppo facile puntare il dito contro i pochissimi non saliti sul suo carro. Pensa forse a un partito modello Erdogan?).
Quattro. Io non ho rinnovato abbastanza, soprattutto al Sud. Abbiamo perso perché abbiamo rottamato troppo poco. (Più PdR – Partito di Renzi – di così...)
Cinque. La mancanza di leadership: è vero che non c'è leader senza la sua comunità, ma non c'è comunità che non esprima un leader, perché in politica la comunicazione è essenziale. (Accidenti, avrebbe voluto ancor più leaderismo mediatico...)
Sei. Non abbiamo dettato l'agenda: sullo ius soli dovevamo decidere, o si metteva la fiducia a giugno o si smetteva di parlarne. (Strano, da premier ha esternato su tutto, deciso su tutto ciò che gli interessava, e la colpa è dell’incertezza sullo ius soli?)
Sette. I vitalizi: se approvi la legge Richetti alla Camera, poi non è che al Senato non l'approvi. I voucher: noi abbiamo ceduto alla cultura della CGIL. (Con il cerchiobottismo alla ricerca del consenso immediato, capita che si lascino cose a metà o si facciano scelte contraddittorie...)
Otto. I toni e i tempi della campagna elettorale. Non è l'algida sobrietà che fa sognare un popolo. (Un Gentiloni non farà sognare gli elettori, ma un Renzi li fa di certo inc...avolare).
Nove. Siamo stati poco sui social dove si è sviluppata una campagna devastante che ha mostrificato i nostri. (Poco sui social, tu??????)
Dieci. Si è detto che abbiamo rappresentato tutto in modo semplicistico e positivo: penso che non l'abbiamo fatto perché il progressismo non deve rappresentare il futuro come una minaccia. (Se l’ottimismo è slegato dalla realtà, suona falso...)
Quindi, volendo sintetizzare al massimo le ragioni della disfatta del PD, Renzi spiega il tutto con poca rottamazione, poco decisionismo, poca comunicazione. Insomma, secondo Renzi – apparso polemico, aggressivo e ben poco intenzionato a farsi da parte – il PD è stato troppo poco renziano...
Fenomenale davvero.
Propongo che la firma di questi splendidi e graffianti “corsivi” sia quella di Bertoldo. E questo per rinverdire una tradizione giornalistica, culturale e politica che in un clima fatto di servi, cortigiani e ruffiani si è andata progressivamente affievolendo.