Il cardinale Gualtiero Bassetti, introducendo i lavori dell’Assemblea della CEI, ha esortato con parole inequivocabili i laici cattolici all’impegno politico, sulla scia “dell’appello ai Liberi e Forti, lanciato da un gruppo di tenaci democratici, riuniti intorno a don Luigi Sturzo. Fu l’inizio di una storia, quella del cattolicesimo politico italiano, che ha segnato la nostra democrazia e che ci ha dato una galleria di esempi alti di dedizione, di umiltà, di intelligenza”. Tradizione di impegno culturale e politico che mantiene una presenza concreta: “Nessuno può negare che nelle migliaia di Comuni italiani ci sono persone che senza alcuna visibilità e senza guadagno reggono le sorti della nostra fragile democrazia. Chi si impegna nell’amministrare la cosa pubblica deve ritornare ad essere un nostro figlio prediletto: dobbiamo mettere tutta la forza che ci resta al servizio di chi fa il bene ed è davvero esperto del mondo della sofferenza, del lavoro, dell’educazione”.
Bassetti interroga i vescovi, i sacerdoti e i laici impegnati nelle parrocchie e nel volontariato: “Siamo davvero eredi di quella nobile tradizione o ci limitiamo soltanto a custodirla, come talvolta si rischia che avvenga perfino per il Vangelo? Dove sono le nostre intelligenze, dove sono le nostre passioni? Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore? Gli spazi che la dottrina e il magistero papale ci hanno aperti sono enormi, ma sono spazi vuoti se non li abitiamo”. Quindi, “con lo spirito critico di sempre”, Bassetti ritiene “sia giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza nella politica italiana per fare un esame di coscienza e, soprattutto, per rinnovare la nostra pedagogia politica e aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena”. Non importa se sono tanti o pochi, “non è questione di numero, ma di luce, lievito e sale: ogni società vive e progredisce se minoranze attive ne animano la vita spirituale e si mettono al servizio di chi nemmeno spera più”.
Dopo aver espresso stima al Presidente Mattarella “per la guida saggia e paziente” e aver ricordato “come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare la Repubblica, ma occorre “conoscerne e rispettarne la storia e l’identità”, compreso il ruolo di “cofondatrice dell’Europa unita”, il presidente dei vescovi italiani sottolinea quanto sia importante “educare e favorire la crescita di un’etica pubblica”. I cattolici prendano “dunque, le distanze dal disincanto, dalla prepotenza e dalla sciatteria morale che ci circondano. Prendiamo le distanze dalle nostre stesse paure. Facciamolo in nome del Vangelo e sempre con il sorriso e a voce bassa. Ci troveremo a condividere la strada con tante persone buone, sincere e oneste”.
Il cardinal Bassetti non poteva essere più chiaro. C’è da chiedersi come le sue esortazioni verranno accolte da un mondo cattolico che per tanti, troppi anni è stato indotto al disimpegno nell’ambito civile e politico.
Per leggere la relazione integrale di Bassetti, cliccare qui: Introduzione del Card. Bassetti all'Assemblea Generale 22 maggio 2018
Bassetti interroga i vescovi, i sacerdoti e i laici impegnati nelle parrocchie e nel volontariato: “Siamo davvero eredi di quella nobile tradizione o ci limitiamo soltanto a custodirla, come talvolta si rischia che avvenga perfino per il Vangelo? Dove sono le nostre intelligenze, dove sono le nostre passioni? Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore? Gli spazi che la dottrina e il magistero papale ci hanno aperti sono enormi, ma sono spazi vuoti se non li abitiamo”. Quindi, “con lo spirito critico di sempre”, Bassetti ritiene “sia giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza nella politica italiana per fare un esame di coscienza e, soprattutto, per rinnovare la nostra pedagogia politica e aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena”. Non importa se sono tanti o pochi, “non è questione di numero, ma di luce, lievito e sale: ogni società vive e progredisce se minoranze attive ne animano la vita spirituale e si mettono al servizio di chi nemmeno spera più”.
Dopo aver espresso stima al Presidente Mattarella “per la guida saggia e paziente” e aver ricordato “come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare la Repubblica, ma occorre “conoscerne e rispettarne la storia e l’identità”, compreso il ruolo di “cofondatrice dell’Europa unita”, il presidente dei vescovi italiani sottolinea quanto sia importante “educare e favorire la crescita di un’etica pubblica”. I cattolici prendano “dunque, le distanze dal disincanto, dalla prepotenza e dalla sciatteria morale che ci circondano. Prendiamo le distanze dalle nostre stesse paure. Facciamolo in nome del Vangelo e sempre con il sorriso e a voce bassa. Ci troveremo a condividere la strada con tante persone buone, sincere e oneste”.
Il cardinal Bassetti non poteva essere più chiaro. C’è da chiedersi come le sue esortazioni verranno accolte da un mondo cattolico che per tanti, troppi anni è stato indotto al disimpegno nell’ambito civile e politico.
Per leggere la relazione integrale di Bassetti, cliccare qui: Introduzione del Card. Bassetti all'Assemblea Generale 22 maggio 2018
Vorrei soffermarmi solo sulle parole “la sfida del nuovo”. Ma se il nuovo è il cosiddetto contratto di governo fra Salvini e di Maio, Dio ce ne scampi – Questo nuovo è più vecchio del fascismo di Mussolini e per conto mio anche peggio. Mio nonno diceva che era meglio dover fare con un cattivo che con un ignorante: questi non sono in grado nemmeno di governare un paesino di 50 abitanti. Io ho paura di questo nuovo. Leggendo il loro contratto non so che fine faremo dal punto di vista economico con la flax-tax, con il reddito di cittadinnza, l’abolizione della legge Fornero ed altre bagatelle del genere, dov’è vanno a prendere i soldi peer queste cose? Li stampano di notte? Più importante ancora che fine farà l’ Europa? Noi ci saremo ancora? Non è che dobbiamo dire “Prima del Governo Di Maio- Salvini ti preghiamo Signore, rimandaci Mussolini!”?