E così i circa 650 delegati presenti all'Assemblea nazionale del PD (sui 1169 aventi diritto: chissà perché tante assenze?) hanno deciso di rinviare la discussione sul dopo Renzi alla guida del partito. Martina rimane "facente funzioni" ma non si procede al voto che avrebbe dovuto trasformarlo da "reggente" a "segretario" con il compito di indire il Congresso. Insomma, il capo e i suoi lacché - Orfini in testa - hanno pensato che sia meglio non dare troppo spazio al ministro dell'Agricoltura uscente, che in queste settimane si era già allargato troppo, arrivando persino a considerare possibile un confronto programmatico con i 5 Stelle... Eresia!!!
Non che Martina, renziano docile e silente negli anni di regno, appaia un leader capace di offuscare il capo, ma per prudenza è meglio mantenerlo in uno stato di precariato (in linea con il Jobs Act, dopo tutto...).
E la decisione di congelare tutto è stata approvata a larga maggioranza: ennesima conferma che il PD rimane sempre e comunque il PdR, il partito di Renzi, incurante delle batoste elettorali provocate e subite. Quello che conta è rimanere in sella, evitare le necessarie discussioni interne che potrebbero mettere in difficoltà il padrone, e aspettare tempi migliori...
Sembra che Renzi continui a prendere esempio da Berlusconi: è come se sperasse in una sorta prescrizione per i suoi tanti misfatti politici.
Non che Martina, renziano docile e silente negli anni di regno, appaia un leader capace di offuscare il capo, ma per prudenza è meglio mantenerlo in uno stato di precariato (in linea con il Jobs Act, dopo tutto...).
E la decisione di congelare tutto è stata approvata a larga maggioranza: ennesima conferma che il PD rimane sempre e comunque il PdR, il partito di Renzi, incurante delle batoste elettorali provocate e subite. Quello che conta è rimanere in sella, evitare le necessarie discussioni interne che potrebbero mettere in difficoltà il padrone, e aspettare tempi migliori...
Sembra che Renzi continui a prendere esempio da Berlusconi: è come se sperasse in una sorta prescrizione per i suoi tanti misfatti politici.
Non mi voglio addentrare nelle contorte vicende interne del PD ma – pur nel rispetto delle singole opinioni personali – devo manifestare una perplessità. Più che legittimo esprimere critiche, come in questa sede spesso è avvenuto, verso il Matteo fiorentino. Temo però che una dura posizione di anti-renzismo militante, senza se e senza ma, quale emerge da questo corsivo/editoriale possa risultare fortemente divisivo e controproducente entro un’Associazione che dovrebbe invece cercare di far incontrare e confrontare soggetti accomunati da un comune orientamento culturale ma con scelte operative differenti, entro e fuori dello stesso PD. Molti comportamenti e scelte di Renzi mi hanno lasciato perplesso (come, per esempio, sul referendum e sul suo eccessivo personalismo) ma il nostro scenario politico ed elettorale è di una tale complicatezza da non consentire eccessive semplificazioni. Per esempio nell’affrontare il tema dei rapporti con i 5Stelle; suggerirei poi cautela ad usare una certa ruvidezza di linguaggio: lasciamolo a Travaglio, narcisistico, sempre divertente ma, per altro, pure lui spiazzato dall’evolversi dei fatti.
Sul pezzo “Aspettano la prescrizione?” la penso molto simile a Franco Campia. E dico: sono stato, all’inizio della sua esperienza, un fan di Matteo Renzi, ma, realisticamente, oggi, anche appena ieri, si deve dedurre che il suo comportamento allontana gli iscritti, l’elettorato e quei molti che credono in un centro sinistra con le idee più chiare e la serietà dei comportamenti per raggiungere gli obiettivi. Come non serve litigare dentro il PD su tutto, non servono nemmeno le facili ironie nel pezzo che sto commentando. La strategia (anzi, la Strategia) oggi, di un PD all’angolo è quella di riassorbire le simpatie e i consensi di un elettorato finito in gran parte nei Cinque stelle, scatola politicamente vuota eppure risultata calamita per molto elettorato di centro sinistra incattivito da una logica autodistruttiva del PD alla quale Renzi, certo, ha dato il suo grande contributo. Da dove si parte? Dall’unità interna; vera. Senza quella non si va da nessuna parte. Multa e cacciata a chi ancora coltiva correntismi.
Caro Risso
il titolo e il termine misfatti politici dà il senso della deriva anti PD che ha caratterizzato i contenuti di Rinascita negli ultimi mesi.
Un confronto non sereno e non rispettoso delle diverse opinioni.
Non era questo che pensavamo quando con una dozzina di popolari nello studio notarile di Biella abbiamo fondato l’Associazione Popolari.
Non mi riconosco più nell’Associazione che pure ho presieduto dalla nascita per molti anni per cui quest’anno non rinnoverò l’iscrizione.
Vi seguirò con attenzione pronto in futuro a cambiare idea.
Caro Paolo,
la linea editoriale di Rinascita popolare non è costruita a tavolino, ma è data dagli amici che scrivono articoli e commenti, tutti liberi nell’esprimere il loro pensiero. Come direttore responsabile, in questi anni non ho censurato né cestinato nessun articolo arrivato in redazione. Lo spazio di confronto, con serenità e rispetto, è sempre aperto a tutti i democratici popolari.
Sul merito, al di là dei singoli termini (che nella rubrica “pungente” possono anche essere volutamente iperbolici o paradossali, e lo ricordo anche a Campia), esistono tra noi Popolari differenti valutazioni sul PD e sulla sua oggettiva trasformazione da partito plurale e inclusivo a partito del leader. Legittimo preferire l’uno o l’altro (meno comprensibile farseli piacere entrambi). Ma ti domando: un leader che con il suo partito passa, in soli 4 anni, dal 41% al 18% dei consensi, non avrà fatto dei gravi sbagli (misfatti) politici? Mi riprometto di trattare questo tema in un prossimo articolo. Il PD continua a rinviare il confronto al suo interno, ma noi esterni possiamo benissimo affrontarlo.
Credo che fintanto che il PD (meglio il gruppo dirigente del PD) non avrà il coraggio di fare una seria, libera ed approfondita analisi del perché il PD è passato dal 41% al 18% e sta andando sempre più a rotoli (ultima lezione la Valle d’Aosta) non ci sarà speranza per la sua rinascita. E questa analisi dovrebbe iniziare dai circoli locali che, anche qui, dopo batoste alle amministrative hanno preferito nascondere la testa nella sabbia.
Del tutto d’accordo con Campia
Del tutto d’accordo con Parato.
Caro Alessandro,
ho l’impressione che nel nostro DNA politico ci sia sì la critica, ma “in punta di fioretto”
e il più possibile nel merito.
Questa rubrica mi sembra più appartenere a uno stile tipicamente grillino,
dell’attacco frontale, che non fa distinzioni (di cui avremmo un disperato bisogno!) nel mare magnum.
Quello che chiediamo all’Associazione è proprio il contrario: una lettura serena (perchè dal di fuori)
ma intransigente (per i valori che professiamo) del confronto politico, senza sentimentalismi retrò,
con aggiornamento al presente, con una visione di prospettiva.
La stagione del berlusconismo, chissà quando davvero alle spalle, ci ha messo tragicamente di fronte
alla commistione tra colpe politiche e reati giudiziari: guai a confondere i piani!
Le semplificazioni giornalistiche non ci appartengono e servono spesso a confondere le idee già confuse
di chi vota con la pancia e non dedica un minuto all’approfondimento.
Grazie.
Caro Paolo,
comprendo il tuo pensiero e condivido la mission dell’Associazione come l’hai molto ben riassunta. Vedo però che non consideri l’utilità di uno strumento giornalistico come il “corsivo” da affiancare agli articoli di analisi e approfondimento, che credo siano prevalenti su “Rinascita popolare”. Dopo tutto hanno contribuito alla nostra storia politica sia “fiorettisti”, come Moro e Andreotti, sia “sciabolatori” come Fanfani e Donat-Cattin… “Fardelli d’Italia, come tutti i “corsivi”, ha quindi un proprio registro comunicativo – immediato, paradossale, scherzoso, iperbolico -, diverso da quello degli articoli. Sono utili entrambi: nel bosco per cercar funghi usiamo un bastone per spostare i ciuffi d’erba, ma nella giungla per aprirci un cammino serve il machete. Comunque non credo che qualche lettore sia stato indotto a una confusione tra piano politico e giudiziario riferita al PD. Quella la lasciamo a Berlusconi. Ma, inutile negarlo, quando si parla del partito di Renzi si toccano dei nervi scoperti: ci sarà un motivo se gli stessi dirigenti del partito continuano a rinviare l’ineludibile e “spietata” analisi delle scelte compiute.
Caro Alessandro, è la solita storia: bisogna “galleggiare”. Mai prendere posizioni a favore o contro qualcuno. Se qualcuno non è d’accordo con te mi sembra che ha avuto abbastanza spazio in questo giornalino per dissentire. Mi pare esagerato pretendere di essere assecondato nelle proprie idee, pena le dimissioni. Se lo fa evidentemente non è in linea con i principi democratici che regolano la nostra bella Associazione. Come dice Renzi: ce ne faremo una ragione….!
Si potrebbe fare lo sforzo di elencare i 10 punti che caratterizzerebbero un “partito democratico” che riesca a dare una prospettiva all’Italia (all’Europa, sarebbe meglio dire) e a se stesso? qual è l’apporto specifico di chi appartiene a una tradizione di pensiero e di servizio ispirata al pensiero sociale della Chiesa? è questo un compito diventato urgente, considerato che presto, molto presto, saremo chiamati a scegliere fra Lega e Forza Italia, ciascuna diversamente combinata con il resto delle forze in campo. Occorre una via di uscita dialogica e innovativa. Popolare.