Per suscitare impegno politico



Piercarlo Frigero    17 Febbraio 2018       0

Si terrà lunedì 19 febbraio nel Salone San Donato di via Saccarelli 8 a Torino, con inizio alle ore 18, un terzo incontro dei "cristiani impegnati in politica" che si sono già autoconvocati in due precedenti occasioni per dibattere sulla necessità di alcune prese di posizione condivise.
Tra i punti all'ordine del giorno, la discussione su un documento preparato dal professor Frigero che proponiamo qui in anteprima.
Genesi del consenso
Il consenso intorno a una proposta politica si è sempre creato attraverso messaggi forti, che riassumono la percezione di bisogni e ideali condivisi; inevitabilmente sono poi stati sempre tradotti in slogan e formule facili da ricordare e ripetere.
E' bene correggere la convinzione diffusa di poteri forti che si riuniscono per imporre un programma e una forza politica da far vincere. Si può ritenere che il successo sia avvenuto in modo inverso: una o più forme associative, capaci di trasmettere un messaggio forte e convincente, hanno raccolto il consenso di ambiti numerosi della società, e hanno pertanto avuto l'attenzione e l'appoggio crescente di gruppi capaci di esercitare influenza politica in misura rilevante.
Nostalgia
Senza nulla togliere alle esperienza che hanno dato frutti positivi, si ricordano i due casi:
Quello del confronto tra democrazia cristiana e partito comunista nel primo dopoguerra, in cui avevano una valenza forte i modelli astratti di società (decisioni decentrate o scelte imposte dal potere statale). Questi riferimenti a valori e a modelli si traducevano facilmente in scelte di campo, anche se i programmi di azione a breve termine sarebbero stati comunque vincolati ad affrontare la realtà in modi diversi da quanto idealizzato.
Le rivendicazioni e le aspirazioni della fine degli anni '60 e inizio anni '70, con la necessità di diffondere benessere e riconoscimento sociale a tutte le classi, in particolare alla classe operaia che aveva sopportato il costo del contenimenti salariale e della crescita della produttività del lavoro ottenuta con metodi spesso alienanti.
Entrambi i casi suscitano spesso forme di nostalgia, quasi che allora i cittadini elettori fossero più consapevoli di Valori e capaci di impegno, rispetto a quanto accade oggi.
Oggi
In realtà oggi, venuta meno la ingenua convinzione di poter realizzare modelli di società astratti attraverso radicali riforme dai risultati eclatanti, i fenomeni sociali e le scelte appaiono complesse, difficili da spiegare perché si è compreso che anche i Valori più alti richiedono processi evolutivi che li potranno realizzare in modi imperfetti e inattesi.
I messaggi forti e aggreganti sono oggi l'antitesi delle scelte difficili e riguardano il rifiuto della classe politica, giudicata in un unico insieme caratterizzato da profittatori e spesso di ladri, o prospettano riforme che non si potranno realizzare (reddito minimo garantito per tutti, riduzione drastica della pressione fiscale), ma la cui mancata applicazione sarà attribuita a poteri sovrastanti contro i quali nulla si può fare.
Un altro tipo di messaggi forti, ai quali i cattolici sono da sempre sensibili, a costo purtroppo di allearsi con forze dai valori contraddittori, riguarda le normative che presentano rilevanti connotazioni etiche, senza dover affrontare i processi di cambiamento sociale. C'è una gran differenza tra richiamare i valori della solidarietà e occuparsi di giustizia sociale in tutte le sue forme, e il richiamare valori di bioetica o riguardanti la nozione di famiglia e di convivenza da tutelare. Nel primo caso occorre affrontare i temi del cambiamento tecnologico, della competitività, della migrazione, del fisco e della efficienza del sistema sanitario e di quello dell'istruzione. Tutti fenomeni che hanno origini e conseguenze difficili da analizzare per predisporre dei provvedimenti efficaci. Nel secondo caso ci si può concentrare sulle norme e sostenerle o combatterle, ma sempre nella convinzione che siano le norme a poter modellare i comportamenti, ben più dei fenomeni storici e sociali.
Metodo
Si tratta allora di trovare un nuovo modo di formulare i messaggi forti, ed educare ad affrontare la complessità come aspetto cruciale dell'impegno politico onesto.
La nozione di complessità non equivale alla difficoltà di comprendere, ma al fatto che è arduo scegliere provvedimenti sapendo che essi provocheranno benefici e costi distribuiti in misura diseguale e provocheranno anche delle ingiustizie, e saranno dunque largamente imperfette, dovendo ogni riforma essere attuata attraverso norme di legge che non possono tener conto dell'intera varietà dei casi da regolamentare e proteggere (il caso della riforma delle pensioni è emblematico).
Sono tuttavia necessari dei messaggi forti ma, invece di semplificare la realtà fino alla demagogia, si deve prendere un'altra strada, per così dire più onesta ma non meno efficace.
Il sistema sociale è una rete di fatti e fenomeni collegati tra loro dai quali dipende il benessere delle persone, occorre allora non pretendere di padroneggiare tutta a rete, come quando si cercano programmi onnicomprensivi che disegnino una società quasi ideale, ma scegliere i nodi rilevanti: gli aspetti della società modificando i quali si procuri il massimo cambiamento desiderato.
Valori e nodi critici
Qui intervengono i Valori: pensati e proclamati nel momento che è giudicato pre-politico, non perché sia avulso dalle scelte di governo, ma perché viene prima, prima di ogni altra decisione e di ogni altra analisi.
Si ritiene che nel cosiddetto mondo cattolico vi sia ampia convergenza sui Valori e li si possa condividere con chi cristiano non è, a partire dal comune obiettivo di sviluppare le opportunità di vita delle persone, attraverso le loro libere scelte.
Importanti ed essenziali i valori, ma anche importanti ed essenziali i metodi per non perdersi nel discuterli e definirli. L'azione politica richiede sempre una percezione delle sofferenze delle persone che si ritengono insostenibili, e il riconoscimento di obiettivi che procurano opportunità di vita e correggono le ingiustizie più gravi.
Il concentrarsi sui nodi rilevanti, discutendone la rilevanza è il primo passo che si propone a un rinnovato impegno politico.
La mia proposta è di occuparsi prima di tutto: dei servizi di istruzione e sanità, perché dovrebbero essere i veri fattori di uguaglianza sociale, e degli strumenti per far evolvere la qualità delle imprese, perché da imprese evolute dipende il cosiddetto sviluppo sostenibile e la qualità del lavoro.
L'ultimo nodo, ma non è un ordine di importanza, è la scelta degli strumenti che consentano la riduzione drastica del precariato nel mercato del lavoro, senza ostacolare chi è in grado di domandare agli altri prestazioni retribuite che ne garantiscano l'inclusione sociale.
La riflessione più difficile
Il secondo passo di un lavoro politico richiede di individuare la rappresentanza capace di assumersi il compito della realizzazione degli interventi necessari.
Qui il nodo è più arduo, ma il dichiararsene consapevoli può essere un gran passo avanti.
Dopo anni di diatribe sul rifiuto del collateralismo da parte delle associazioni cattoliche nei confronti dei partiti politici, si è tuttora a un punto morto: il veto di fatto, con qualche eccezione, ad appoggiare candidati alle elezioni, ostacola la creazione di una nuova classe dirigente e accentua l'atteggiamento di anti politica, con l‘uso ripetuto fino alla retorica del termine “i politici”, che trasmette l'idea che siano tutti irrimediabilmente uguali.
Occorre insistere sulla fatto che tutte le forme di attenzione per la politica (elaborazioni culturali, proposte di tecnici, auspici autorevoli, scuole di formazione) che non siano organizzate per essere approvate dagli elettori (se avessi scritto per vincere le elezioni qualcuno si sarebbe scandalizzato) non sono sufficienti. Esse potrebbero addirittura portare il mondo cattolico nella sfera nell'anti politica, là dove si crede che basti poco per realizzare molto e si lasciano soli e marchiati dall'etichetta di “politico” i propri rappresentanti (eletti quasi sempre con il recondito pensiero che non si possa fare di meglio), mentre non si è capaci di creare una nuova classe dirigente perché comunque non si saprebbe come farle pervenire adeguato consenso.


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