Valenza ha dato lunedì scorso l'addio a Piero Genovese, uno dei molti Popolari autentici che si sono fatti apprezzare nella realtà alessandrina e piemontese. Segretario provinciale della DC negli anni Settanta, è stato eletto in Regione per tre legislature, e Assessore dal 1985 al 1990. Ne pubblichiamo il ricordo di tre amici e collaboratori, unendoci al cordoglio dei famigliari e della comunità valenzana.
Piero Genovese è stato l'espressione di una vita ricca di piccole, grandi virtù che, dai rapporti interpersonali alle relazioni pubbliche hanno espresso l'ascolto, il rispetto, la gentilezza accompagnate da un approccio fatto di responsabilità e impegno.
Anche Piero, come tanti giovani, negli anni del dopoguerra, incontrò all'oratorio valenzano Don Pietro Battegazzorre, un giovane prete portatore di un messaggio, aperto e colmo di calore, che contagiò la gioventù di allora, offrendo speranze e sostegno ai suoi desideri e ai suoi sogni in un momento decisivo per il suo futuro, dopo le libertà ritrovate.
Piero Genovese iniziò presto l'impegno politico nella DC di allora con una aspirazione al “bene comune”, massimo e decisivo obiettivo per una visione di sviluppo della nostra società. Come primo atto, si era a metà degli anni Cinquanta, organizzò un gruppo giovanile per promuovere studio, ricerca, approfondimento, intrecciare contatti con esperienze significative del mondo cattolico avanzato, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Nando Fabro, David Maria Turoldo, e sul piano politico Nicola Pistelli a Firenze, Luigi Granelli a Milano e Carlo Donat Cattin a Torino, che divennero i principali riferimenti del suo impegno.
Curò pure rapporti con alcune grandi figure, artefici della nostra Costituzione, sigillo della democrazia riconquistata. Tutto l'impegno politico di Piero Genovese fu orientato alla salvaguardia della democrazia. Dimostrò sempre, in tanti anni, che essa è dialogo, è accettazione dell'altro con la sua diversità politica, è tolleranza, è rispetto. Costruire la democrazia significa, dunque, costruire anche un mondo in cui si radichi la persona, sulla quale si fonda poi la società nella sua articolazione, differenziazione e sintesi.
Dotato di intelligenza e capacità politiche non comuni, Piero Genovese seppe leggere sempre le caratteristiche e le necessità del tempo che viveva e, sulla base di queste, elaborare idee e proposte anche innovative. Fu segretario provinciale della Democrazia Cristiana e apprezzato Assessore regionale. Uomo di dialogo e mediazione, fu attore della Giunta comunale assembleare del 1967, esperienza, per il periodo, assolutamente coraggiosa e fuori dagli schemi e, successivamente, ispiratore dell'alleanza programmatica che il 3 luglio 1991 portò Mario Manenti, primo Sindaco democristiano della città di Valenza, a guidare una Giunta DC-PDS, allora definita anomala, ma che in realtà non fece altro che anticipare la stagione dell'Ulivo.
Fu allora che, a conclusione dell'esperienza in Giunta regionale e con la salute che cominciava a zoppicare, decise di abbandonare i ruoli attivi nelle Istituzioni, dedicandosi ad approfondire le problematiche amministrative con le nuove generazioni che si affacciavano alla politica locale.
Erano gli anni in cui, sotto la spinta di un magistrato la cui ars dicendi faceva un po' a pugni con l'italiano, gli equilibri politici ed istituzionali subirono una profonda modificazione. Nel volgere di poco tempo, il sistema dei partiti sui quali l'Italia si era retta e sviluppata dal dopoguerra fino ad allora, sarebbe andato irrimediabilmente in crisi, dando vita a quella che oggi chiamiamo – forse un po'impropriamente – seconda Repubblica.
In quel periodo difficile Piero Genovese, insieme a Mario Manenti, altra immensa figura del cattolicesimo democratico valenzano, si dedicò a far crescere una nuova generazione di amministratori. Entrambi, in un mondo, quello politico-amministrativo, in cui abbandonare i ruoli attivi sembra essere sempre pratica assai poco diffusa, fecero la scelta, davvero molto generosa, di favorire un vero rinnovamento. Nei fatti e non nelle parole.
E lo fecero, peraltro superando logiche correntizie allora ancora molto presenti nella DC, quando, entrambi, avrebbero di certo potuto recitare ruoli di primissimo piano ancora a lungo.
Nel corso degli anni successivi, e fino ai giorni nostri, pur con le perplessità che derivavano dai profondi stravolgimenti della situazione politica del Paese, stravolgimenti che accettava con difficoltà, la sua grande intelligenza politica e la sua grande abilità nell' interpretazione di leggi e norme fece di Piero un grande riferimento per tutti noi che ricoprivamo ruoli di responsabilità amministrativa. Ricordiamo bene, e già con nostalgia, gli incontri che avvenivano nel soggiorno
della sua abitazione…
La sua grande abilità e conoscenza delle norme è stata, peraltro, assolutamente indispensabile anche nella costruzione e nella successiva gestione della casa di riposo della Fondazione Valenza Anziani, della quale è stato pilastro fondamentale e, anche dopo le dimissioni dovute a problemi sempre più gravi di salute, prezioso collaboratore, veramente fino agli ultimi giorni.
In definitiva siamo certi di poter affermare che, per la sua passione civile e politica, per la sua rettitudine, per la sua disponibilità e generosità, Piero Genovese ha rappresentato e rappresenta di sicuro un esempio da seguire per le nuove generazioni.
Piero Genovese è stato l'espressione di una vita ricca di piccole, grandi virtù che, dai rapporti interpersonali alle relazioni pubbliche hanno espresso l'ascolto, il rispetto, la gentilezza accompagnate da un approccio fatto di responsabilità e impegno.
Anche Piero, come tanti giovani, negli anni del dopoguerra, incontrò all'oratorio valenzano Don Pietro Battegazzorre, un giovane prete portatore di un messaggio, aperto e colmo di calore, che contagiò la gioventù di allora, offrendo speranze e sostegno ai suoi desideri e ai suoi sogni in un momento decisivo per il suo futuro, dopo le libertà ritrovate.
Piero Genovese iniziò presto l'impegno politico nella DC di allora con una aspirazione al “bene comune”, massimo e decisivo obiettivo per una visione di sviluppo della nostra società. Come primo atto, si era a metà degli anni Cinquanta, organizzò un gruppo giovanile per promuovere studio, ricerca, approfondimento, intrecciare contatti con esperienze significative del mondo cattolico avanzato, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Nando Fabro, David Maria Turoldo, e sul piano politico Nicola Pistelli a Firenze, Luigi Granelli a Milano e Carlo Donat Cattin a Torino, che divennero i principali riferimenti del suo impegno.
Curò pure rapporti con alcune grandi figure, artefici della nostra Costituzione, sigillo della democrazia riconquistata. Tutto l'impegno politico di Piero Genovese fu orientato alla salvaguardia della democrazia. Dimostrò sempre, in tanti anni, che essa è dialogo, è accettazione dell'altro con la sua diversità politica, è tolleranza, è rispetto. Costruire la democrazia significa, dunque, costruire anche un mondo in cui si radichi la persona, sulla quale si fonda poi la società nella sua articolazione, differenziazione e sintesi.
Dotato di intelligenza e capacità politiche non comuni, Piero Genovese seppe leggere sempre le caratteristiche e le necessità del tempo che viveva e, sulla base di queste, elaborare idee e proposte anche innovative. Fu segretario provinciale della Democrazia Cristiana e apprezzato Assessore regionale. Uomo di dialogo e mediazione, fu attore della Giunta comunale assembleare del 1967, esperienza, per il periodo, assolutamente coraggiosa e fuori dagli schemi e, successivamente, ispiratore dell'alleanza programmatica che il 3 luglio 1991 portò Mario Manenti, primo Sindaco democristiano della città di Valenza, a guidare una Giunta DC-PDS, allora definita anomala, ma che in realtà non fece altro che anticipare la stagione dell'Ulivo.
Fu allora che, a conclusione dell'esperienza in Giunta regionale e con la salute che cominciava a zoppicare, decise di abbandonare i ruoli attivi nelle Istituzioni, dedicandosi ad approfondire le problematiche amministrative con le nuove generazioni che si affacciavano alla politica locale.
Erano gli anni in cui, sotto la spinta di un magistrato la cui ars dicendi faceva un po' a pugni con l'italiano, gli equilibri politici ed istituzionali subirono una profonda modificazione. Nel volgere di poco tempo, il sistema dei partiti sui quali l'Italia si era retta e sviluppata dal dopoguerra fino ad allora, sarebbe andato irrimediabilmente in crisi, dando vita a quella che oggi chiamiamo – forse un po'impropriamente – seconda Repubblica.
In quel periodo difficile Piero Genovese, insieme a Mario Manenti, altra immensa figura del cattolicesimo democratico valenzano, si dedicò a far crescere una nuova generazione di amministratori. Entrambi, in un mondo, quello politico-amministrativo, in cui abbandonare i ruoli attivi sembra essere sempre pratica assai poco diffusa, fecero la scelta, davvero molto generosa, di favorire un vero rinnovamento. Nei fatti e non nelle parole.
E lo fecero, peraltro superando logiche correntizie allora ancora molto presenti nella DC, quando, entrambi, avrebbero di certo potuto recitare ruoli di primissimo piano ancora a lungo.
Nel corso degli anni successivi, e fino ai giorni nostri, pur con le perplessità che derivavano dai profondi stravolgimenti della situazione politica del Paese, stravolgimenti che accettava con difficoltà, la sua grande intelligenza politica e la sua grande abilità nell' interpretazione di leggi e norme fece di Piero un grande riferimento per tutti noi che ricoprivamo ruoli di responsabilità amministrativa. Ricordiamo bene, e già con nostalgia, gli incontri che avvenivano nel soggiorno
della sua abitazione…
La sua grande abilità e conoscenza delle norme è stata, peraltro, assolutamente indispensabile anche nella costruzione e nella successiva gestione della casa di riposo della Fondazione Valenza Anziani, della quale è stato pilastro fondamentale e, anche dopo le dimissioni dovute a problemi sempre più gravi di salute, prezioso collaboratore, veramente fino agli ultimi giorni.
In definitiva siamo certi di poter affermare che, per la sua passione civile e politica, per la sua rettitudine, per la sua disponibilità e generosità, Piero Genovese ha rappresentato e rappresenta di sicuro un esempio da seguire per le nuove generazioni.
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